di entrare furtivamente nella mia vita,
piuttosto come una tigre ferita,
restandomi accanto nel cuore e nella mente;
dentro di me e ovunque intorno a me,
ovunque alzavo lo sguardo con stupore,
incessantemente: sul promontorio del pianeta che respirava a fatica –
ero accecato dal suo caldo e puro respiro, istantaneamente.
Mirabile, l’amore non si intimidiva
di oziare proprio di notte sotto la mia tempia…
su un immenso tappeto galattico, ricamato con mari di arcobaleno
e con succosi grappoli di stelle senza fine,
per lungo e per lato l’azzurra ala della mia giovinezza,
stendendomi teneramente, senza nemmeno un’ombra,
in tutto il suo splendore: la tua seducente luce di donna…
Nel nudo del tempo calcagno febbrile,
sotto il raggio immacolato dell’alba del nostro sole,
ognuno di noi proviamo diletto nel assaporare
il profumo celeste degli attimi ribelli.
Ah!, e non ne avevo bisogno
di qualche scatto portato dal verde crudo,
o da qualche invisibile scintilla
per l’anello di fuoco del desiderio:
spesso invocato nei miei canti.
Osservando con avidità la levitazione del mondo:
di proposito ho avvolto la mia anima, il cuore,
con un sottile velo a mo’ di poesia;
l’angelo della vita, qua e là…, sempre seminando
un piccolo sciame di galassie
o una giovane, incontaminata stella.
Ah!, nient’altro ho avuto allora
nulla al mondo di più bello soltanto l’amore
profondamente annidato – nel tuo cuore, nel mio cuore!
Mirabile: l’amore con grazia scorreva in me,
rinascendo dal vuoto dell’oblio,
come un terribile big-bang di un istante –
ai margini dei mondi de(s-)finiti.
Sulla cresta della nuvola gigante di comete di sogni istantanei,
sotto la palpebra della luce inarrestabile,
piano-piano, come dentro una clessidra di fuoco,
la mia mano pensante si disperdeva,
mentre il corpo ribelle ispirava
sempre più profondo: il tuo seducente profumo di donna.